Ci sarà anche Federico Panieri, general manager del Cus Bologna, ad Andalo (Trento) dove sono in programma i campionati nazionali universitari della neve. Ma in Trentino, soprattutto, ci saranno due ragazzi, Michela Speranzoni e Matteo Modesti che difenderanno i colori dell’Alma Mater Studiorum. Cominciamo da Michela, ventun anni, originaria di Piumazzo (Modena). Michela è iscritta a Scienze Motorie ed è reduce dalla partecipazione alle Universiadi, in Kazakistan. “Ho ottenuto due undicesimi posti – racconta Michela -. Trattandosi di una Universiade non è un brutto risultato, ma speravo di fare meglio, perché valevo qualcosa di più. L’undicesima piazza non è da buttare, ma il rimpianto è legato al fatto che sapevo di poter fare qualcosa di più. E, magari, avvicinare il podio”.
Quel podio che cercherà da domani a mercoledì, soprattutto in Gigante e Super G. “Mi sono iscritta a Scienze Motorie – prosegue – perché lo sport è parte integrante della mia vita. Sono salita sugli sci per la prima volta quando avevo quattro anni. A sette le prime gare”. E anche la ricerca di un difficile e faticoso punto di equilibrio tra lo sci e il volley, sport che nel Modenese è quasi una religione. “Facevo la schiacciatrice – prosegue – ho giocato fino a 15 anni. Era difficile conciliare due discipline così differenti. Alla fine ho optato per lo sci”.
Felice di difendere i colori dell’Alma Mater Studiorum. “Per me è un motivo d’orgoglio. Studio all’Università, studio a Bologna. Correre per quei colori è motivo d’orgoglio. E chissà che non si riesca, in futuro, a unire sempre di più sport e studio. Per me sarebbe il massimo”.
Concetto simile a quello espresso da Matteo Modesti, che compirà vent’anni il 10 marzo. Originario di Porretta Terme, Matteo è iscritto a Ingegneria Gestionale. “Voglio una medaglia – dice – sono pronto. Vado meglio nel Gigante. Nello Speciale, invece, mi sono potuto allenare meno perché ho subìto un colpo alla mano. Ma ci sono”. Matteo, come Michela, fa parte della squadra del Comitato Appennino Emiliano. “Il sogno è quello di emulare le gesta di uno come Alberto Tomba. Uno che è nato qui, uno che ha fatto la storia”. Se la cava con una battuta, Matteo, pensando al confronto con l’icona dello sci azzurro. “Diciamo che almeno sui banchi di scuola, avendo intrapreso gli studi universitari, l’ho battuto. Sotto il profilo del talento penso sia inarrivabile”. Si allena al Corno, ma anche al Cimone, Matteo, che rivendica con soddisfazione l’appartenenza al Cus e all’Università di Bologna. “Gareggiare con questi colori – conclude – mi piace. Mi sento parte integrante dell’Università. E mi piacerebbe, un giorno, che sport e studio fossero sempre più collegati. Un po’ come succede negli atenei americani”. Servirà un bello slalom per arrivarci. Ma, soprattutto negli ultimi anni, l’Alma Mater Studiorum ha dimostrato di credere nelle capacità dei propri atleti. E di appoggiarli in tutto e per tutto. Frutto di una grande sensibilità e della decisione di appoggiare l’attività del proprio braccio sportivo che da settant’anni organizza sport per l’Università più antica al mondo.

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