Alla terza stagione in casa Virtus, Davide D’Atri riparte dalla categoria Esordienti, guidando un gruppo numeroso che si avvicina al settore giovanile, pur restando ancora naturalmente legato al minibasket. Il suo è un compito importante, delicato, da affrontare con passione e al tempo stesso con misura.

 

“Sicuramente questo momento della crescita è ancora una via di mezzo, per questi ragazzi. Un passaggio, perché in realtà non sono ancora entrati nelle categorie vere e proprie di settore giovanile, ma si sono lasciati alle spalle l’esperienza del minibasket. Insomma, cominciano a entrare nei meccanismi di un settore giovanile importante, imparando a capire piano piano alcune cose, un passo alla volta”.

 

Quel passo alla volta va misurato bene soprattutto da chi è preposto a guidarli…

 

“Coi più piccoli la misura è importante, bisogna cercare di trasmettere loro entusiasmo, capacità di attenzione, senso di appartenenza, ma lo si deve fare a piccole dosi, senza forzare. E’ comunque una strada da intraprendere, perché è un passaggio dall’attività prettamente ludica del minibasket ad un impegno più concreto e destinato ad aumentare nel tempo”.

 

Non una novità, per D’Atri, che arrivò alla Virtus tre stagioni fa allenando in questa categoria.

 

“Mi chiamò Consolini, mi venne affidato il gruppo dei nati nel 2003. Che poi abbiamo costruito poco alla volta, passando anche da un’operazione attenta di reclutamento. E’ un compito delicato, e allo stesso tempo un ruolo che mi piace. Per esperienza accumulata, sento particolarmente mio il target dei ragazzi che vanno dai quattordici ai sedici anni, ma ho una qualifica di istruttore nazionale minibasket, adatta a svolgere anche questo ruolo nel modo più partecipe possibile”.

 

Vista l’età di questi ragazzi, non è certo il caso di cercare obiettivi a breve termine.

 

“In effetti è molto presto. Il gruppo è numeroso per scelta. Insieme a Federico Vecchi, responsabile del settore giovanile, e a Luca Brochetto, responsabile del minibasket, abbiamo deciso di lasciarlo al completo. Sono in tutto diciotto ragazzi, e questo ci permetterà di affrontare il campionato ma anche amichevoli, tornei, insomma di pianificare un’attività ricca e decisamente varia. In questo posso contare sul determinante supporto di Alessandro Gatti, che è al terzo anno di lavoro insieme a me, e di Giacomo Campanella, che sono fondamentali nel rapporto con le famiglie e nel lavoro di pianificazione dei nostri impegni. Il punto di riferimento sarà comunque il Torneo Esordienti “Esperti”, che ci metterà di fronte a formazioni attrezzate della nostra provincia, ma anche di quella di Ferrara”.

 

Un impegno che metterà questi piccoli giocatori di fronte a responsabilità del tutto nuove.

 

“Certamente, a partire dalle gare in cui, a differenza di quanto succedeva nelle categorie Aquilotti e Scoiattoli, non si azzera più il punteggio ad ogni quarto. Si comincia a ragionare di una intera partita in cui si deve andare in fondo, per vedere a che livello si è arrivati. Poi bisogna prepararsi alle piccole responsabilità individuali sulle marcature e sul gioco di squadra. E’ la porta d’entrata alla pallacanestro del settore giovanile”.

 

Un impegno su più fronti, quello di Davide. Che continua anche nel ruolo di assistente di Giordano Consolini nell’Under 16 di Virtus Unipol Banca.

 

“L’impegno è notevole, ma la passione ci porta a stare tante ore in palestra e a sentirci appagati per questo. L’Under 16 ti chiede di lavorare e impegnarti molto anche psicologicamente, ma ho la fortuna di farlo accanto a Giordano, uno da cui c’è sempre qualcosa da imparare”.

 

Intanto, questi giovani bianconeri crescono. Qualcuno svilupperà maggiormente il proprio talento, qualcuno magari cambierà obiettivi. L’importante, per un tecnico del settore giovanile, è aver trasmesso certi valori.

 

“Non sono più giovanissimo, ho cresciuto ragazzi e ho visto dove li ha portati il percorso, a quale destinazione sono approdati. Qualcuno ha continuato magari nelle serie maggiori, qualcuno ha smesso di giocare. Se li incontro e li vedo sereni nell’affrontare la vita, per me è una soddisfazione professionale impagabile. E se qualcuno di loro parla in termini positivi di me, anche se a volte sono stato piuttosto duro in palestra, posso soltanto sentirmi appagato”.

 

Ma poi, è così duro Davide D’Atri in palestra?

 

“Non fatevi l’idea di un orco… Non lo sono quasi mai. Però credo che andando avanti con l’età, diciamo tra i sedici e i diciotto anni, chi sceglie di continuare su questa strada debba aver chiaro che richiede impegno e amore per questo sport. Indipendentemente dal fatto che un giorno si diventi o meno giocatori, in palestra si viene concentrati e con la voglia di capire quello che si sta facendo”.