Matteo Grazi ha un anno in più. Di vita e di Virtus. E’ arrivato nell’estate del 2015, chiamato con una telefonata da Federico Vecchi, responsabile del settore giovanile bianconero, che lo aveva allenato diversi anni prima al Castiglione Murri. Ha lavorato accanto a Riccardo Pezzoli, con gli Esordienti nella sua stagione da esordiente, e ancora insieme a lui è ripartito con quei ragazzi, cresciuti, che quest’anno affrontano le sfide della categoria Under 13. Non è più quello che doveva guardarsi intorno dentro la Porelli, ormai ha capito tante cose di come gira questo mondo bianconero.“L’anno scorso la sfida era stata quella di arrivare qui e cercare di comportarmi in maniera adeguata al contesto, magari contenendo le emozioni e affrontando tutte le difficoltà che naturalmente si presentavano. Adesso si tratta di provare a confermare quello che mi è riuscito, e possibilmente di fare meglio. Devo meritare la fiducia e gli spazi che mi sono stati concessi”.

Anche quei ragazzini sono cresciuti. Sono entrati davvero nel mondo del basket, dove lo spazio per il gioco inizia gradualmente a ridursi, nel processo di sviluppo.

“Prima stavano a metà tra minibasket e basket, si cercava di far passare un po’ di concetti del gioco dei “grandi”, ma era fondamentale tenerli vivi anche con l’emozione, la parte più ludica dello sport. Adesso si inizia a parlare di argomenti più tecnici. Sono comunque piccoli atleti, bisogna dosare bene i momenti di gioco e quelli di teoria e pratica. Ma il contesto è quello della pallacanestro. E’ in parte cambiato il regolamento, sono diversi i tempi di gioco, vanno memorizzate le regole degli 8 e dei 24 secondi. Sono state le prime cose di cui si sono accorti, le differenze. Normale. E’ il modo con cui entrano in un mondo sportivo più adulto”.

Insieme a Riccardo Pezzoli, continui a portare avanti con loro il percorso di crescita iniziato la stagione scorsa.

“E’ un buon gruppo, abbastanza cambiato perché abbiamo inserito ragazzi che provenivano da altre realtà, e la cosa più positiva è che si sono trovati bene insieme, vecchi e nuovi, e oggi sono davvero un’unica squadra, come deve essere. Hanno impiegato il tempo necessario per capirsi anche in campo e ora viaggiano tutti nella stessa direzione. Bello che sia così. è la parte importante della pallacanestro”.

Anche il feeling con il capoallenatore, Ricky Pezzoli, ormai è rodato.

“Con lui mi trovo molto bene Lo stimo molto come allenatore e come persona. Ha un’etica del lavoro imparata nel tempo da grandi maestri. Mi ha voluto, e a seguire il gruppo siamo solo noi due, situazione diversa rispetto alle altre squadre che hanno tutte due assistenti. Questo ha creato un rapporto molto stretto, uno scambio di idee continuo”.

Insomma, hai infilato quel sentiero di cui parlavi un anno fa, quando non sapevi quanto tempo avresti potuto portare via allo studio venendo in palestra ad allenare.

“L’ho preso con convinzione, quel sentiero. Io sono uno che quando crede a qualcosa si dà al cento per cento, non si tira indietro. Poi magari non so ancora cosa farò di preciso della mia vita, ma questo è uno splendido percorso e voglio continuare a seguirlo”.

Cosa significa essere parte della Virtus, la società per cui fai il tifo fin da quando eri un ragazzino?

“E’ il miglior ambiente per crescere, e questo vale in primo luogo per i ragazzi, che sono al centro di tutto, ma anche per un giovane come me che qui può imparare il basket con la B maiuscola, dal punto di vista delle tecniche e della gestione, e coltivare la propria professionalità. Sono qui, dentro questa storia. Non è stato un bel momento, tra giugno e settembre scorso, quello che è successo alla prima squadra lo abbiamo sentito addosso tutti. Ma ora si percepisce la ripresa, che parte proprio dal gruppo della Serie A2 e arriva a tutti noi. Parli in giro, ti accorgi che comunque qualcosa sta cambiando, c’è una forte riscoperta di quei valori che hanno fatto grande la Virtus”.

A proposito di una telefonata che ti cambia la vita…

“Devo dirla tutta? A quella ne è seguita un’altra, l’estate scorsa. Era ancora una volta Federico Vecchi, che mi ha confermato nel mio ruolo, e non era affatto scontato. Lo ringrazio per questo e sono felice di esserci, anche in questa situazione dell’Under 13 da gestire accanto a Riccardo, lui e io soltanto, che è un bell’impegno e un’occasione irripetibile”.