Vita da Virtus. Che per un virtussino doc, deciso a seguire la strada dell’insegnamento della pallacanestro, è davvero il massimo. Quanto a fede, a Giacomo Campanella non può spiegarla nessuno: bianconero figlio di bianconeri, abbonato dall’età di dieci anni, oggi che ne ha ventidue fa parte dello staff tecnico del settore giovanile di Virtus Unipol Banca. Sarebbe un sogno realizzato, non fosse che lui guarda oltre, e giustamente lo considera solo il primo passo di un sentiero che vuole percorrere fino in fondo. Dopo quattro anni di collaborazione col settore Minibasket coordinato da Luca Brochetto, Giacomo è alla seconda stagione nel settore giovanile: assistente di Davide D’Atri col gruppo Esordienti, di Mattia Largo con gli Under 15.“Il cammino procede bene, oggi come oggi mi sento più sicuro nelle cose che faccio, più dentro al gruppo degli allenatori del settore giovanile. Passo molte ore in palestra, anche solo per vedere e cercare di capire come lavorano gli altri, mi sento coinvolto. Parlo di sicurezza nei miei mezzi, ma non voglio essere frainteso: so bene che è solo un inizio, che l’esperienza da fare è molta più di quella fatta, ma sono contento di quello che mi sta dando questa avventura in Virtus”.

Parliamone, del tempo che passi sulle tribune della Porelli. Cpita spesso di vederti seguire gli allenamenti dei tuoi colleghi.

“Mi piace. Imparo da tutti, a partire da Ramagli che guida la prima squadra, passando da Vecchi, Consolini e tutti gli altri. E’ qualcosa di formativo: riguarda le nozioni tecniche, ma anche quelle psicologiche, perché ognuno ha i suoi metodi per approcciare il gruppo. E io sto lì, e mi abbevero…”

Sei alla seconda stagione col gruppo dei nati nel 2002, oggi Under 15. Accanto a Mattia Largo.

“Mi trovo bene, lavoro in uno staff unito, e mi piace continuare nel percorso iniziato l’anno scorso. E’ un compito molto più difficile, quest’anno, perché i ragazzi venivano da una stagione da imbattuti, non avevano perso neppure una partita. Quest’anno abbiamo già subìto tre sconfitte, ed è importante trasmettere la nozione che le sconfitte sono istruttive. Ce lo aspettavamo, e direi che ci siamo attrezzati per superare tranquillamente questo momento delicato”.

Con gli Esordienti di Davide D’Atri continui un impegno che, quanto alla categoria, avevi iniziato nella passata stagione. Dopo anni di Minibasket, sei a contatto con il primo gruppo, in ordine crescente, del settore giovanile.

“In un certo senso, è la continuazione del lavoro che ho fatto per anni con i bambini. Ma questi sono, come dire, “bimbi grandi”, che cercano di diventare ragazzi. E’ un mondo diverso, c’è molto da costruire, e anche il gruppo di quest’anno rispetto a quello della scorsa stagione ha molte differenze, a cominciare dal percorso da intraprendere con questi giovani che si affacciano al mondo della pallacanestro più adulta”.

Differenze di che tipo?

“Questi ragazzi vanno introdotti a quello che sarà il vero basket, iniziano a comprendere il gioco, il ruolo da tenere in campo, e anche qualcosa della vita intorno allo sport. Sono nozioni basilari, che diventeranno le fondamenta del loro percorso sportivo. Per loro è un momento importante, e naturalmente lo è per noi che li guidiamo”.

Come è cambiato il tuo apporto al settore tecnico?

“Ho più spazio, naturalmente. Nel gruppo degli Under 15 riesco a proporre idee, per capire se sono giuste, confrontandomi con Mattia e Alessandro Senni. Anche Davide, con gli Esordienti, mi affida compiti sempre più delicati, ed è anche normale perché spesso ci troviamo a lavorare in due, per gli impegni suoi o di Alessandro Gatti con gli altri gruppi. Insomma, se uno vuole cercare di mostrare qualcosa, qui ne ha le possibilità”.

L’impegno in palestra cresce. E non si tratta di una palestra qualsiasi.

“Sì, le responsabilità aumentano ed è un bene. Fa parte del processo di crescita personale. E’ bello pensare di poter mettere un’impronta sulla crescita di questi giovani, capire come farlo e in che modo aiutarli. Non è un impegno da prendere con superficialità, e se lo svolgi bene ti arricchisce. Fare tutto questo in Virtus, poi, è impagabile. Non potevo trovare un posto migliore per coltivare questa mia passione. Entrare alla Porelli non è come stare in qualunque altro posto. Vedi allenarsi la prima squadra, agli ordini di un coach esperto e bravo come Alessandro Ramagli. Respiri un’aria unica, sospeso tra la storia e la voglia di costruire un futuro brillante”.

Sempre più coinvolto, Giacomo Campanella. E’ già il momento di affermare che la strada è quella giusta?

“So semplicemente che voglio portarla avanti. Mi piace, è la mia passione. E spero di essere all’altezza di questo luogo, e di questo mondo che sento mio”.