C’è qualcosa di nuovo, nel mondo bianconero. Uno spazio del settore Minibasket che va oltre, cercando di trasmettere la passione per il gioco della pallacanestro ai più piccoli. Naturalmente dando il massimo spazio all’aspetto ludico, dentro una palestra in cui bambini, quando si divertono, sanno far svanire di colpo confini e colori. Si chiama Babybasket, questo nuovo che avanza in casa Virtus, e a trasmetterne il verbo è una ragazza che del basket ha fatto una ragione di vita, senza dimenticarne altre e altrettanto importanti. Carla Talarico questa disciplina ha iniziato ad amarla praticandola, e a dire il vero non ha ancora smesso di indossare una canotta da gioco, dopo una carriera che l’ha portata, ancor giovane, a ormeggiare in molti porti.

“Ho iniziato a giocare a pallacanestro poco più che bambina, a Reggio Calabria, la mia città natale. Sono arrivata a Bologna per giocare alla Libertas quando avevo quindici anni: vivevo in foresteria, ero al primo anno Under 16. Poi sono tornata a casa un paio di anni, prima di tornare in Emilia Romagna per giocare a Cervia. Lì ero nel roster della squadra di A2, e in quello dell’Under 19 con cui ho vinto un titolo italiano di categoria. Dopo Cervia sono passata dalla Polisportiva Lame, quindi da Ferrara, per poi trasferirmi tra le fila del Bsl, dove ancora gioco”.

Un ritorno a Bologna, insomma. Non soltanto a causa della pallacanestro…

“E’ stata una scelta di vita, mi sono trasferita a Bologna soprattutto per stabilizzarmi e finire l’Università. Sono laureata in Economia: dopo la triennale in Economia dell’Impresa, ho studiato Economia e Diritto per la specialistica. I miei genitori mi hanno sempre lasciata libera di dedicarmi allo sport, ma l’accordo era che avrei dovuto conciliare lo studio con la passione per il basket. Alla fine mi sono laureata rispettando i tempi, da alcuni mesi ho iniziato a lavorare, gioco e mi occupo dei bambini in palestra quindi in famiglia siamo tutti contenti”.

Un bel giorno, di un passato molto recente, la tua strada ha incrociato quella di Virtus Pallacanestro. Il comune denominatore è stato la volontà di arricchire il settore Minibasket con la proposta del Babybasket, un’idea nuova di zecca.

“E’ stato praticamente un caso: è cambiato qualcosa nella sequenza dei miei impegni quotidiani, e nel contempo ho avuto modo di fare una chiacchierata con Davide D’Atri negli uffici di via dell’Arcoveggio. E’ stato lui a dirmi che in Virtus c’era la volontà di allargare gli orizzonti del settore minibasket con un progetto dedicato ai bambini più piccoli, ho subito sentito una sintonia con le idee che avevo in testa, ed eccomi qui. Sono molto soddisfatta, perché siamo partiti da zero e subito c’è stata grande voglia di fare, da parte di tutti, per mettere in piedi questo progetto”.

Una ventata di aria nuova dentro una realtà come la Virtus, forte di una storia unica ma anche capace di guardare avanti.

“Alle spalle ci sono tutta la storia e la tradizione che una realtà come la Virtus ti trasmette. Ma questa scelta di introdurre il Babybasket nella filosofia societaria è uno sguardo rivolto al futuro. E’ qualcosa di nuovo, con questi bambini piccolissimi: i più piccini devono ancora compiere quattro anni, per quasi tutti questo è il primo approccio allo sport”.

Con loro serve un coinvolgimento molto particolare. Iniziarli allo sport non deve far venir meno la dimensione del gioco.

“Intanto, li fai pensare subito ad uno sport di squadra, in un’età in cui è difficilissimo per un bimbo capire che la palla non è soltanto sua, e che ci sono anche gli altri che vogliono giocare con lui. Il merito di capire e inserirsi in un meccanismo di gruppo è tutto loro, della loro fantasia. Entrano in palestra correndo come dei missili con la palla verso il canestro, e un attimo dopo per loro quella sfera colorata si è già trasformata in qualcosa di diverso, in un contesto diverso che non è la palestra, ma può essere una foresta piena di animali, piuttosto che una strada piena di macchinine. Ci credono, trasformano la realtà e io mi diverto più di loro, dopo un po’ sono convinta di avere intorno l’ambiente che loro hanno saputo creare. Un mondo pieno di storie, di domande, di sorrisi, di positività”.

L’avventura è partita bene, e sabato 10 marzo al CSB avrà già un appuntamento importante come l’Open Day, che accenderà i riflettori sul Babybasket bianconero.

“Sarà un momento estremamente significativo, averlo pensato e organizzato dimostra la volontà e l’impegno che tutti stanno mettendo in questa idea. Penso a Davide D’Atri e Giuseppe Giordano, con cui mi rapporto quotidianamente, a tutta la società che sta dedicando attenzione e risorse a questa nuova avventura. Sento di avere il supporto di tutti, da Federico Vecchi, responsabile del settore giovanile, a Marco Patuelli, il direttore sportivo sempre presente. Io ed Amina Zarfaoui, che mi aiuta con i bimbi in palestra, ci siamo sentite accolte al meglio: quando senti che chi ti sta intorno crede davvero in quello che fai, non puoi che moltiplicare le forze per farlo al meglio”.

Arriveranno anche giocatori della prima squadra, a far festa con i vostri bambini e con quelli che si presenteranno sul parquet del CSB.

“Sarà un bell’incontro. L’ultima volta che i bimbi li hanno visti in palestra, per settimane hanno continuato a parlare di quei “dadi molto alti” che erano venuti a salutarli. E’ un momento di festa che nei bambini resta impresso a lungo”.

Sei entrata nel mondo Virtus con una grande carica. Che effetto ti fa, visto da dentro?

“E’ una realtà che affascina, come credo sia normale. Ma tutto quello che ti affascina, quando lo guardi dall’esterno, ti incute anche una sorta di timore reverenziale. Arrivi da fuori, parti con qualcosa di nuovo in una realtà importante, non sai esattamente quello che ti aspetterà. Quando ci sono entrata ho scoperto persone estremamente alla mano, spinte dalla mia stessa passione per questo sport”.

Quella che non ti farà smettere di trovare il tempo per la Carla Talarico giocatrice, c’è da scommetterci.

“Credo proprio che ancora per qualche anno continuerò a calcare i parquet. Il motivo è semplice: a me piace stare in palestra a 360 gradi, sia giocando che allenando. Stare a stretto contatti coi bimbi è un divertimento puro, non ci sono pressioni dal punto di vista del risultato, l’importante è contribuire al meglio alla loro crescita e farli uscire dalla palestra con il sorriso. E’ qualcosa che arricchisce tantissimo anche me ed Amina”.