Il Football è uno sport diverso da tutti gli altri. Richiede studio, dedizione e competenza. E’ un po’ come un’orchestra che prova e riprova fino a quando tutti gli strumenti suonano una melodia perfetta. E’ un equilibrio sottile che richiede un impegno anche mentale non ordinario e non certo banale. Svariate formazioni, decine di schemi, tanti blocchi e infinite tracce con tantissime variazioni sul tema necessarie per adattarsi all’avversario che, nel frattempo, suona la sua melodia mentre cerca di comprendere la tua. Per arrivare a questo punto i giocatori si allenano ininterrottamente per mesi, provano e riprovano, perché tutti sanno che basta anche solo una nota sbagliata per mandare a quel paese mesi e mesi di duro lavoro e fatica, botte e freddo e litigate con le persone che ci stanno vicine, tutto in nome di una passione che, quando ti prende, non ti lascia più andare. Ed è per questo che, nel branco, l’aspetto più importante di tutti è la fiducia. Nessuno è disposto a fare sacrifici come quelli a cui si sottopongono questi giocatori se non si è certi al cento per cento che i propri compagni siano disposti a fare lo stesso quando si scende in campo. Tutto funziona quando gli undici giocatori, al fischio dell’arbitro, sono certi che ognuno rispetterà le proprie consegne, si metterà al servizio della squadra e darà tutto quello che ha per vincere la partita. Gran parte delle sicurezze di una squadra di football nasce da questa convinzione imprescindibile. Lo stesso vale per il rapporto di fiducia che si instaura tra la squadra e il proprio coaching staff e per le scelte che quest’ultimo fa, soprattutto nei momenti critici. Quando si perde una partita è inevitabile che il dubbio si instilli nell’animo umano e, come tutte le sconfitte, questa non fa differenza. Certo, una partita si può anche perdere, quello che non è permesso è che la sfiducia serpeggi all’interno dello spogliatoio. I CMP Bologna Braves vantano un organico di prim’ordine, hanno un coaching staff preparato e sabato c’è un derby da giocare e da vincere. Il buon cacciatore sa che la perda può sfuggirgli dagli artigli ma non per questo si darà per vinto, perché i lupi questo istinto lo hanno nel sangue. Più gli manca la vittoria e più aumenta la fame. I muscoli si contraggono, gli occhi si stringono sulla preda. Più è grossa e più i componenti del branco si scambiano segnali d’intesa, scelgono con cura la loro posizione. Nel momento preciso dello slancio non vi sarà più spazio nei loro cuori per dubbi o timori, guarderanno negli occhi la loro preda sulla linea di scrimmage e vi si scaglieranno sopra con tutte le energie, con tutte le forze e con tutta la determinazione possibile. La rabbia per la sconfitta ha lasciato il segno ma è già alle nostre spalle, ora contano solo i quattro quarti che potrebbero separaci dalla prossima vittoria, una vittoria che potremo cogliere solo se ascolteremo il nostro orgoglio, affamato di successo, che necessita di essere nutrito. La coglieremo se riporremo la nostra fiducia gli uni negli altri, nella certezza che ognuno di noi condivide lo stesso identico obiettivo. I Warriors sono una preda impegnativa ma i Braves restano una brutta bestia per tutti e non c’è sconfitta che possa persuaderci del contrario.