Non c’è crisi del settimo anno, per Stefano Rubini. Né un filo di stanchezza per tutte queste stagioni vissute nel settore giovanile di Virtus Unipol Banca, da dirigente accompagnatore, dopo quelle da ufficiale di campo che sono state molte di più, addirittura trentacinque, e l’hanno portato per lungo tempo ai tavoli della Serie A. Ma Stefano è così: esperienza ed entusiasmo vanno di pari passo, perché quando si parla di pallacanestro per lui vale sempre la pena esserci. Soprattutto qui, nel mondo Virtus che è diventato la sua seconda casa.

“Per uno come me, da sempre innamorato di questi colori, entrare alla Porelli è stato un momento speciale, che si prolunga nel tempo perché ancora provo emozione nel varcare la soglia della palestra. Vero, ormai sono sette anni, e quattro con lo stesso gruppo, quello degli Under 16 guidati da Giordano Consolini, ai quali mi avvicinai quando erano appena usciti dalla categoria Esordienti, diventando under 13”.

Per due stagioni il timone l’ha tenuto Cristian Fedrigo, e le soddisfazioni sono arrivate subito.

“Da Under 13, il titolo regionale senza perdere un incontro, l’anno dopo il titolo italiano Under 14 nella Finale Nazionale di Bormio, con la squadra guidata da Riccardo Pezzoli perché Cristian era in trasferta negli Stati Uniti per conto della prima squadra. Ricordi indelebili, perché sono legati alla crescita di questi ragazzi che, quando ho iniziato ad accompagnarli nel loro percorso, passavano da un basket inteso ancora in gran parte come gioco a una visione più matura della disciplina. L’Under 13 è il primo scalino dopo la categoria Esordienti, un giovane inizia ad allenarsi tutti i giorni, ha l’impegno delle partite, e per tenere il passo servono da subito costanza, tenacia, concentrazione”.

Ti capita mai di spiegare a questi ragazzi dove sono finiti, e cosa significa?

“Quello che posso dire loro è che sono dentro una società seria, dove ci sono organizzazione e cura dei dettagli. Qui crescono secondo basi di educazione e condivisione che saranno fondamentali per tutta la loro vita, indipendentemente dal tipo di carriera sportiva che faranno. La Virtus ti lascia un’impronta, sempre e comunque. Un giocatore uscito da questo settore giovanile lo riconosci immediatamente”.

Il gruppo è diventato grande. Stessi volti, un po’ cambiati, e fisici che si sviluppano e ora indossano le divise dell’Under 16.

“Siamo partiti perdendo due delle prime tre partite, prendendo subito le misure ad un’annata che già immaginavamo non facile. Da lì in poi, però, le abbiamo vinte tutte, sia nella stagione regolare che nella fase a orologio. Tra tre settimane affronteremo l’Interzona, staremo a vedere. Io sono abituato a pensare positivo, vedo come si allenano i ragazzi, come li segue Giordano Consolini con il suo staff, tirando sempre fuori il massimo da ognuno di loro, e sono fiducioso. Al di là dei risultati, sono giovani che danno soddisfazioni grandi, sia in campo che fuori, e questa esperienza posso catalogarla fin d’ora tra le migliori che mi siano capitate”.

Stefano Rubini porta la sua esperienza, ed è un bel patrimonio. Ma cosa può ricevere in cambio, dopo tanti anni nella pallacanestro?

“Tanto, sempre e comunque. Quando ho iniziato alla Virtus, ormai sette anni fa, non pensavo che questi ragazzi mi avrebbero fatto provare emozioni così grandi. Invece è così: li ho visti crescere, mi ci sono affezionato al punto che spesso, anche quando non c’è bisogno del mio contributo, prendo la strada della palestra e vado a seguire i loro allenamenti”.

Insomma, un’esperienza che arricchisce.

“Ogni giorno, e per sempre. Ho legato con questi giocatori, coi loro genitori, con quelli che li allenano e li preparano. Mi sento immerso in questa realtà. Ripeto: erano dei bimbetti quando ho iniziato a seguirli, ora sono dei piccoli uomini, e presto prenderanno il volo. Quando dovrò lasciarli, perché è naturale che succeda, sono certo che mi lascerò scappare anche qualche lacrima. E se un giorno qualcuno di loro mi saluterà per strada, o magari mi ringrazierà per quel po’ di attenzioni che ho avuto nei suoi confronti, ne sarò felice. Un grazie costa davvero poco, ma è uno splendido regalo per chi lo riceve. Significa che il lavoro non è andato perduto”.