Casa Virtus è un ambiente familiare per Davide Moro. Sono ormai passati più di dieci anni, dal giorno in cui varcò per la prima volta la soglia della Porelli ed iniziando subito a respirare un’aria speciale, alla quale si è subito abituato e della quale ormai non potrebbe fare a meno. Istruttore del settore minibasket: un incarico delicato ed importante, che ormai si sente addosso come un abito su misura. Il modo migliore, assicura, per sviluppare la passione per la pallacanestro, che lo ha conquistato fin da quando era ragazzo. Non che oggi sia “anziano”, con i suoi ventotto anni, ma certamente il percorso si può già considerare lungo, e il bagaglio di conoscenza acquisita notevole.

“Ho iniziato nella stagione 2007-2008, facevo l’assistente del gruppo dei bimbi del 1998, con Bruno Baccolini. Sono rimasto con loro per tre anni, fino a quando Luca Brochetto non ha deciso di affidarmi il mio primo gruppo, e sono diventato capo istruttore dei ragazzi del 2002. Era un gruppo di bimbi alle prime armi ed è stata una bella formazione per me. Poi ho preso i ragazzi del 2007 e 2008, un gruppo unico che poi siamo riusciti a dividere, grazie alle tante iscrizioni che lo hanno rinfoltito. Con i nati nel 2008 sto portando avanti un percorso ormai consolidato, questo è il quarto anno che condivido le ore in palestra con loro. E’ un gruppo davvero super, i bambini hanno una gran voglia di imparare, e stanno insieme da tempo. La cosa si percepisce: sono molto uniti, molto avanti, e si divertono parecchio a praticare il minibasket, che è la cosa che conta di più”.

Dieci anni dentro al settore minibasket: significa essere testimone di un’evoluzione, se non di un cambiamento.

“Mi ricordo la prima volta che sono entrato alla Virtus, per fare un colloquio con Giordano Consolini. Non potrò mai dimenticare la sua professionalità e la sua grande ironia. Una delle prime cose che mi ha fatto capire è il contesto professionale in cui si lavora in questo ambiente, e ho compreso immediatamente che per me, appena uscito dal liceo e indirizzato alla facoltà di Scienze Motorie, sarebbe stata una bella opportunità. Giordano mi spinse ad impegnarmi al massimo anche negli studi, ed è sempre stato molto presente. Per tre anni ho fatto l’assistente, sono diventato capo allenatore proprio l’anno della laurea. Dopo Consolini, il responsabile tecnico del minibasket è diventato Luca Brochetto, con cui ho trovato subito un ottimo feeling. Luca è un appassionato, mette il cuore nell’insegnamento ai bambini, e ha fatto il massimo anche in periodi di difficoltà. Credo di poter dire che tutti insieme abbiamo prodotto un lavoro ottimo: c’è stato qualche problema in termini numerici, quando la prima squadra ha iniziato ad avere risultati meno eclatanti, ma mettendo un grande impegno in palestra credo che abbiamo contribuito a mantenere in alto il nome della Virtus, rispettandone la tradizione che è grande anche nel settore minibasket”.

E’ vero: spesso quando le cose non girano al meglio, in quanto a risultati, nel basket dei grandi, ci sono ripercussioni a tutti i livelli. Per fortuna, società e squadra oggi sembrano aver preso il vento giusto.

“Succede, perché lo sport è questo. Il buon nome è importante, è una base che nessuno può mettere in discussione, ma quando ci sono momenti di difficoltà tutto il contesto cambia. Noi abbiamo superato anche l’impasse, siamo ripartiti alla grande con i nostri tornei, con le collaborazioni con altre società. Il nostro prestigio abbiamo contribuito a difenderlo bene, diciamo così”.

State vivendo una stagione di svolta per il settore minibasket. L’arrivo di Davide D’Atri e Giuseppe Giordano in cabina di regìa, l’ex Cierrebi (ora CSB) come casa accogliente per i vostri bambini.

“Davide e Giuseppe fanno un lavoro enorme, stanno sfruttando nel migliore dei modi ogni opportunità che la società dà loro. La casa è fondamentale, ritrovarla vuol dire ritrovare serenità, concentrazione, un’alchimia e un lavoro di gruppo che fanno la differenza. Il confronto quotidiano con i colleghi, la disponibilità di materiale e spazi, sono cose impagabili. La casa accoglie, famiglie e bambini ne sono attratti. E più bambini arrivano, più ne arriveranno, perché quando l’ambiente è giusto c’è il passaparola, un bimbo chiama l’altro. Il CSB è il posto più accogliente per fare il nostro mestiere, una fortuna poterci lavorare quotidianamente”.

Istruire i bambini al gioco, allo sport e alla vita. Un impegno delicato.

“Formare i bambini è una delle cose più belle che possano esserci, perché prevede tanti aspetti. Quello ludico, perché è fondamentale che il bambino si diverta; quello cognitivo ed educativo, che fa la differenza in palestra. La chiave è riuscire a farli divertire, farli giocare, e al contempo far loro capire fin da subito che sono in un contesto di educazione ed apprendimento, quindi che devono affinare le loro capacità di stare insieme, ascoltare, rispettare le regole. Sono le prime basi che cerchiamo di instillare nei nostri piccoli atleti, da quando mettono piede in palestra. Stiamo molto attenti all’aspetto dell’educazione”.

Una laurea, impegni esterni legati al percorso di studi. Che spazio ha la Virtus nella tua vita professionale?

“La Virtus è la strada che mi porta alla crescita. E’ un onore poter lavorare in un contesto professionale del genere, sviluppa la mia stessa professionalità. E’ un’opportunità che non devo farmi sfuggire. Mi è stata data una responsabilità e il mio obiettivo è fare di tutto per migliorare, e dimostrare che la merito. La Virtus è un’occasione per chiunque vesta una tuta, una polo o una divisa Virtus. Dal momento che ci si veste con una V nera, si ha sempre la possibilità di fare qualcosa di più. Per gli altri e per sé stessi”.

Sono dieci anni che hai a che fare con i bambini, in palestra. Mai passata per la testa l’idea di provare a rapportarti con un mondo cestistico più “adulto”?

“D’istinto, mi viene naturale rispondere che preferisco continuare questo percorso, fare il capo istruttore in questo settore. Perché adoro il ruolo che ricopro, e mi piace contribuire a riempire lo zainetto, il background motorio-cognitivo di ogni bambino, per trasmettere la passione. Ho un sogno, ed è profondamente legato al minibasket. Molti trasmettono ambizione, ma per me è sbagliato: noi dobbiamo trasmettere passione e voglia di sognare, perché il bambino entri sempre in palestra col sorriso sul volto. Quello che ti danno i bambini e la responsabilità che hai nei loro confronti sono doni troppo grandi per essere rifiutati. Da preparatore atletico, posizione che si avvicina di più a quello che ho studiato nel mio percorso universitario, non mi dispiacerebbe allargare le mie conoscenze ed esperienze. Ma come istruttore, dico che resterei tutta la vita nel mondo magnifico del minibasket. Quello di casa Virtus, naturalmente”.