ll Campionato di football americano è alle porte.

I Warriors sono decisi più che mai a ritentare la salita verso l’Olimpo della 1° divisione. Lo scorso anno si sono fermati alle semifinali battuti in casa dagli Hogs ed hanno ancora un bel po’ di amaro in bocca. In quella occasione la difesa aveva fatto cose egregie, mentre l’attacco si era dimostrato troppo sterile per il livello imposto.

Per questa nuova avventura l’intero coaching staff ha lavorato per disegnare un sistema di gioco diverso e più redditizio.

Da Milano, sponda Rhinos, è arrivato uno dei nomi più eccellenti a livello nazionale tra gli allenatori di attacco, Andrea Vecchi, bolognese di nascita, ma da oltre 25 trasferito in Lombardia.

‘Si, sono approdato ai Warriors e non per caso – conferma Coach Vecchi – dopo due superbowl e un eurobowl con i Rhinos, c’era la voglia di rimettersi in discussione con nuovi obbiettivi e soprattutto con un team pieno di giocatori giovani con grandi ambizioni come i Warriors, quindi non ho esitato ad accettare la proposta di coach Longhi per poter sviluppare l’attacco nel prossimo campionato.’

I guerrieri interpretano un gioco più di tecnica e velocità piuttosto che di forza e fisicità. La presenza di Coach Vecchi cosa potrà significare per i ragazzi di Giorgio Longhi.

‘ L’hanno scorso la squadra ha mancato di lucidità e mentalità concretizzando poco il lavoro fatto; quello su cui ho iniziato a lavorare è la concretezza del gioco di attacco per valorizzare il potenziale dei singoli giocatori , soprattutto per essere più cinici in fase realizzativa.’

Ora si tratta di capire se in serie A1, dove militano le migliori squadre nazionali, i giovani guerrieri potrebbero già starci o dovrebbero maturare anche un atteggiamento più maturo.

‘Sono assolutamente pronti – chiude Andrea Vecchi – una squadra giovane ma con individualità che possono tranquillamente giocare nella serie maggiore, bisogna solo consolidare il lavoro fatto in questi due mesi e proseguirlo per tutta la stagione per guadagnarsi sul campo la 1° divisione, poi potremo dire la nostra.’